Dopo alcuni mesi in cui non ho usato i prodigiosi servizi ferroviari italiani, ecco la mia esperienza quotidiana con Trenord.
Partenza, Verdellodì, arrivo Milano Villapizzone, cambio a Pioltello, tempo di percorrenza teorico 57 minuti.
Con il regionale fino a Pioltello, nessun problema. Treno sontuoso, posto a sedere (treno delle 10.11, troppo facile), riscaldamento adeguato.
Ma a Pioltello cominciano i guai. La coincidenza è dopo 9 minuti, solo che il treno delle Nord (suburbano, altrimenti detto subumano) è già dato con un ritardo di 5 minuti, passati i quali risulta evidente che nessuno sa bene quando il treno arriverà. Dopo 10 minuti l'arrivo del treno viene annunciato con 10 minuti di ritardo (perlappunto), che diventano subito 11, 12, 13... alla fine saranno 16, su 18 minuti di percorrenza, il che significa il 90%. In più non c'è riscaldamento, il che dopo 25 minuti trascorsi ad aspettare in piedi nella nebbia di fine novembre non è proprio il massimo. Vicino a me c'è una famiglia con un bambino piccolo, per sua fortuna imbottito nel suo piumino.
Ma come si fa a trattare i clienti così?
lunedì 21 novembre 2011
Vietato parlare al conducente
La settimana scorsa ero senza auto, e così sono andata a Bergamo in autobus.
Poiché è vietato parlare al conducente, sia all'andata (U) sia al ritorno (6) l'autista è stato ininterrottamente impegnato in conversazione con qualcuno.
L'autista dell'andata chiacchierava con un forse ex-collega, mi è sembrato di capire licenziato non si sa bene per che motivo. La moglie ovviamente non l'aveva presa molto bene, ed era caduta in una specie di depressione con crisi di pianto e panico. L'autista di rimando raccontava con soddisfazione la sua vita di sacrifici per pagare l'università ai due figli, ora entrambi ingegneri ed entrambi con miracoloso contratto a tempo indeterminato, uno alla Brembo e l'altro in una ditta di impianti.
Al ritorno invece l'autista del 6 (Atb) chiacchierava con una incredibile signora di mezza età di lingua spagnola, probabilmente sudamericana, che doveva essere una habitué della linea perché pareva conoscere bene tutti gli autisti. Raccontava anzi che lei, con le sue amiche, aveva indetto una specie di concorso per votare l'autista di più sexy dell'Atb, che era risultato un tale Danny ("un figo della madonna!"). In classifica risultava secondo un tale Andrea, che lei avrebbe piazzato al numero uno, anche se non più giovanissimo, piacendole appunto "gli uomini, non i bambini". Saltava poi fuori che Danny non solo era bello, ma anche un persona coraggiosa, avendo una malattia di quelle che non lasciano troppo spazio all'ottimismo.
Mica male come cinema per meno di un euro.
Poiché è vietato parlare al conducente, sia all'andata (U) sia al ritorno (6) l'autista è stato ininterrottamente impegnato in conversazione con qualcuno.
L'autista dell'andata chiacchierava con un forse ex-collega, mi è sembrato di capire licenziato non si sa bene per che motivo. La moglie ovviamente non l'aveva presa molto bene, ed era caduta in una specie di depressione con crisi di pianto e panico. L'autista di rimando raccontava con soddisfazione la sua vita di sacrifici per pagare l'università ai due figli, ora entrambi ingegneri ed entrambi con miracoloso contratto a tempo indeterminato, uno alla Brembo e l'altro in una ditta di impianti.
Al ritorno invece l'autista del 6 (Atb) chiacchierava con una incredibile signora di mezza età di lingua spagnola, probabilmente sudamericana, che doveva essere una habitué della linea perché pareva conoscere bene tutti gli autisti. Raccontava anzi che lei, con le sue amiche, aveva indetto una specie di concorso per votare l'autista di più sexy dell'Atb, che era risultato un tale Danny ("un figo della madonna!"). In classifica risultava secondo un tale Andrea, che lei avrebbe piazzato al numero uno, anche se non più giovanissimo, piacendole appunto "gli uomini, non i bambini". Saltava poi fuori che Danny non solo era bello, ma anche un persona coraggiosa, avendo una malattia di quelle che non lasciano troppo spazio all'ottimismo.
Mica male come cinema per meno di un euro.
mercoledì 22 giugno 2011
Le privatizzazioni....Storia di Ursula
Ursula fa un biglietto alle macchinette della stazione di Milano Centrale. Siccome ha solo una banconota da 10 euro, la inserisce con l'idea di ottenerne il giusto resto. Invece, anziché il resto, la macchinetta restituisce un buono del valore equivalente "RIMBORSABILE IN TUTTE LE BIGLIETTERIE TRENITALIA". Allora si presenta alla biglietteria Trenitalia di Bergamo, dove le dicono che deve andare a Gallarate (GALLARATE!) perché il rimborso è di competenza delle Ferrovie Nord. Nonostante si incazzi a ottomila, il massimo che riesce ad ottenere è un modulo di reclamo. Sic!
mercoledì 8 giugno 2011
TreNord!
Una novità: ora i biglietti chilometrici regionali recano la dicitura "Trenord". Che sarà mai? Bisogna che mi informi. Mica che con il nuovo federalismo anche il Nord è stato diviso in Tre? Il Nord del Nord (Aosta, Sondrio e Bolzano); il Nord del Centro (da Torino a Udine); il Nord del Sud (Liguria, Piacenza, Mantova e Rovigo)?
Dentro il treno, in compenso, nulla è cambiato: l'aria è sempre irrespirabile giacché il condizio mai che funzioni; i sedili fanno schifo, e talvolta sono pure bagnati (quando piove sarebbe opportuno parcheggiare le vetture con i finestrini chiusi, come ho imparato a mie spese domenica scorsa: ma era la mia macchina, dunque tutti cazzi miei! se la vettura in questione è invece un vagone ferroviario, il pendolare ha tutto il diritto di essere un po' arrabbiato).
Va be', siamo a Verdellodì, stazione di Verdellodì.
Dentro il treno, in compenso, nulla è cambiato: l'aria è sempre irrespirabile giacché il condizio mai che funzioni; i sedili fanno schifo, e talvolta sono pure bagnati (quando piove sarebbe opportuno parcheggiare le vetture con i finestrini chiusi, come ho imparato a mie spese domenica scorsa: ma era la mia macchina, dunque tutti cazzi miei! se la vettura in questione è invece un vagone ferroviario, il pendolare ha tutto il diritto di essere un po' arrabbiato).
Va be', siamo a Verdellodì, stazione di Verdellodì.
giovedì 2 giugno 2011
Villapizzone vs Pioltello



A me, Villapizzone mi inquieta. Non ci sono annunci, i treni vanno al contrario di come ti aspetteresti, gli orologi sono fermi. E in più c'è della gente veramente bizzarra che aspetta il treno e poi non sale.
Pioltello invece fa vomitare e basta. Il sottopasso sembra una location di film horror: il soffitto è basso, l'intonaco scrostato, i monitor non funzionano, non c'è segnaletica, i graffiti sono ovunque e il pavimento è tutto bagnato -o pisciato, non si sa. Oggi aleggia un vago aroma di cannone e dagli altoparlanti, tra un annuncio e l'altro, gracchia una canzone mai sentita di Mina. La gente aspetta seduta sui gradini (che stomaco!).
E siamo nel cuore dell'operosa Lombardia...
venerdì 13 maggio 2011
Villapizzone, Stazione verso l'Assurdo
Sono le ore 14.45, e devo andare a Garibaldi.
Il primo treno in partenza segnalato dagli schermi è un S3 per Pioltello, in partenza alle 14.05 dal binario 2. Sarà in ritardo, penso. Salgo al binario, e mi accorgo che l'orologio segna le 13.48. Ho capito, qui non hanno ancora l'ora legale: il treno arriverà alle 15.05. Ma poi mi scappa l'occhio su un altro monitor, dove un'elenco di "soppresso" mi fa sussultare: 'azz, è venerdì, ci sarà un altro sciopero dei mezzi! Guardo bene: sono tutti treni del mattino; sui treni del pomeriggio non è segnalato niente.
Tanto meglio.
Mi siedo sulla panchetta, tiro fuori il computer e sto per scrivere questo post quando arriva un treno per Treviglio. Sono le 14.52.
Prendo quello, ringrazio la Provvidenza, e mi convinco una volta in più che chiedersi il perché delle cose è stupido e pericoloso.
Il primo treno in partenza segnalato dagli schermi è un S3 per Pioltello, in partenza alle 14.05 dal binario 2. Sarà in ritardo, penso. Salgo al binario, e mi accorgo che l'orologio segna le 13.48. Ho capito, qui non hanno ancora l'ora legale: il treno arriverà alle 15.05. Ma poi mi scappa l'occhio su un altro monitor, dove un'elenco di "soppresso" mi fa sussultare: 'azz, è venerdì, ci sarà un altro sciopero dei mezzi! Guardo bene: sono tutti treni del mattino; sui treni del pomeriggio non è segnalato niente.
Tanto meglio.
Mi siedo sulla panchetta, tiro fuori il computer e sto per scrivere questo post quando arriva un treno per Treviglio. Sono le 14.52.
Prendo quello, ringrazio la Provvidenza, e mi convinco una volta in più che chiedersi il perché delle cose è stupido e pericoloso.
giovedì 3 marzo 2011
Strani incontri
Sul treno -lo diceva John Hannah in Sliding Doors- incredibilmente la gente non si parla. L'altra sera invece mi è capitato di trovarmi seduta di fronte ad un tizio ciarliero e abbastanza incredibile che, approfittando di un mio starnuto, mi ha raccontato tutta la sua vita. Trattavasi di IRE (Italiano Residente all'Estero), un signore molto distinto parlante 4 lingue, a suo dire autodidatta, di professione non ben definita e di fatto senza fissa dimora, anche se momentaneamente residente in una suite all'Hotel Palace di Zingonia dove si sarebbe anche fatto mandare casse di champagne. Un personaggio del tutto inclassificabile (banfatore professionista o sincero fuori dal mondo?) dal quale mi sarei pure aspettata una richiesta di cambio assegno. E invece a Verdello mi ha salutato cordialmente e si è diretto verso l'uscita Ovest.
lunedì 31 gennaio 2011
Il triste ritorno di Penitalia
Mattinata trafficata a Verdello oggi. Prima un treno fantasma (non si è fermato; dove andava? da dove veniva?) è passato sul primo binario almeno a 80 all'ora sollevando nuvole di polvere e pattume che neanche nella metro di Matrix; poi un simpatico diverbio tra un pendolare e un uomo con giubbotto fosforescente, che quasi lo menava (bevuto forse troppo caffè?). Il treno per Treviglio faceva 15 minuti di ritardo (su altrettanti di percorrenza; un bel 100%), quello per Milano solo 5, quindi manco l'hanno annunciato. Salita sul treno, dalle bocchette del riscaldamento esce aria fredda. Non mi resta che ascoltare i PJ.
mercoledì 19 gennaio 2011
Il riscaldamento è un optional?
Per Trenitalia, evidentemente sì: non è una volta ogni tanto, ma sempre, regolare che c'è un certo numero di vagoni senza riscaldamento, e con 4 gradi sotto zero non fa bene alla salute, ancorché sia garanzia di trovar posto a sedere. Trenitalia, vaffanculo.
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